Primi stampatori

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Il Sole, il Mondo, il Traditore (l'Impiccato), la Ruota, l'Angelo e il Vecchio (l'Eremita): una metà di un foglio non tagliato del tardo XV secolo per tarocchi bolognesi. (Ecole Normale Supérieure, Parigi)

Già dal 1477 carte da tarocchi venivano prodotte in quantità a Bologna, come è documentato dalla commissione al fabbricante di carte Pietro Bonozzi, che firmò un contratto in quell'anno. Abbiamo due fogli non tagliati e non colorati, contenenti ciascuno sei carte complete, uno nella collezione Rothschild al Louvre e uno nell'E'cole des Beaux Arts di Parigi, databili al tardo XV secolo e ovviamente parti di uno stesso mazzo.

Tutte le carte sono trionfi, senza numeri. Quelle nel foglio della collezione Rothschild sono, nella fila superiore da sinistra a destra, la Torre, la Stella e la Luna, e , nella fila inferiore, il Diavolo, il Carro e la Morte. Quelle sul foglio Beaux Arts sono, nella fila superiore, il Sole, il Mondo e l'Impiccato, e, nella fila inferiore, la Ruota, l'Angelo e l'Eremita.

In tutti i casi tranne uno, i disegni su queste carte assomigliano molto a quelli delle corrispondenti carte della forma seicentesca del Tarocco bolognese, fin nei dettagli più piccoli, come i caratteristici gruppi di archi concentrici sui due angoli superiori delle carte. L'eccezione è il Diavolo, il cui disegno differisce totalmente da quello dei mazzi successivi. Questa notevole somiglianza conferma che queste carte Rothschild/Beaux Arts sono i più antichi esempi superstiti del modello standard bolognese.

Il conte Leopoldo Cicognara descrisse un mazzo di tarocchi classicheggiante del XVI secolo nel suo celebre libro del 1831, Memorie spettanti alla Storia della Calcografia. Questo mazzo completo, di settantotto carte, che era a quel tempo parte della collezione privata di Cicognara ed è oggi andato perduto, è conosciuto solo dalla descrizione di Cicognara e dalle sue illustrazioni di sei carte, i quattro Assi, l'Amore e il Sole11. Gli Assi di Spade, Bastoni e Denari rassomigliano a quelli del mazzo attualmente a Rouen, ma, secondo Cicognara, il Matto giace ubriaco per terra, dove sostiene una botte con la scritta MOSCATELLO, e quindi differisce del tutto da quello del mazzo di Rouen. I due mazzi sono certamente dello stesso artista, forse Nicoletto da Modena. L'unico motivo per assegnare il mazzo Cicognara a Bologna è che i trionfi mancano dei numeri; ma i due trionfi illustrati da Cicognara hanno pannelli in fondo alle carte, dentro i quali possono essere iscritti numeri e titoli.

Sia i produttori di carte che i giocatori bolognesi sono stati eccezionalmente conservatori. Esempi di mazzi di tarocchi e di mazzi normali dal XVII secolo in poi indicano Bologna come classico esempio di un fenomeno di cui abbiamo già parlato: l'uso di uno stesso modello standard per il mazzo normale e per le carte dei semi del mazzo di tarocchi. Il mazzo normale che condivide questo modello con il Tarocco bolognese sopravvive ancora oggi con il nome di Primiera bolognese, anche se non è più il modello standard per il mazzo normale in uso nella stessa città di Bologna, ma si usa solo in qualche paese della provincia. Come la maggior parte dei mazzi normali con semi latini usati in Italia, ha solo quaranta carte, essendo stato abbreviato al modo spagnolo, con l'omissione di 8, 9 e 10 di ciascun seme. Prende il nome dal gioco spagnolo di Primera, diffusosi in Italia all'inizio del XVI secolo con il nome di Primiera; questo gioco assomiglia nel complesso al Poker, dal quale si differenzia per il fatto che ciascun giocatore ha una mano di solo quattro carte; fu celebrato dal poeta fiorentino Francesco Berni nel suo Capitolo del Gioco della Primiera del 1526. L'associazione del mazzo normale già usato a Bologna con la Primiera risale al XVI secolo. Nel 1588 ad un certo Achille Pinamonti fu concesso dalle autorità papali il diritto di raccogliere tributi sulle carte da gioco nella misura di 10 soldi per un mazzo di tarocchi (forse di 78 carte) e 5 soldi per un mazzo della Primiera. Anche se, fra le carte da gioco bolognesi superstiti, tutte quelle anteriori al XVII secolo sono trionfi, possiamo tranquillamente dare per scontato che il mazzo della Primiera del 1588 fu l'antenato di quello moderno e che esso condivideva un modello standard con il Tarocco bolognese.

Nel corso degli anni, si sono sviluppate alcune differenze secondarie fra il modello bolognese della Primiera e quello del Tarocco bolognese. Nel Tarocco bolognese, i Re di Spade e Bastoni sono sbarbati, mentre quelli di Coppe e Denari portano la barba, che è il ritratto originario; nella moderna Primiera bolognese, il Re di Coppe ha perso la barba. Nonostante ciò, i due modelli rimangono praticamente identici. La loro caratteristica più sorprendente è la forma assunta dai segni di seme sulle carte numerali di Spade e Bastoni. Le spade, che come di consueto sono curve e intersecantesi, hanno perso le impugnature e presentano punte aguzze da entrambi i lati. I Bastoni erano originariamente rotondi, anche se nel Tarocco bolognese moderno si sono un po' appiattiti; anch'essi sono uguali alle due estremità e sono uniti agli altri bastoni con la stessa inclinazione per mezzo di quella che pare essere una tavola in cui sono infilati.