Al zug

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Acuser = Accusare. Dichiarare punti in mano mostrandoli al turno di gioco. Si dice anche " fer l'acus".

Ander ai pont... = Andare ai punti. Così si dice di uno dei giochi che si fanno con le carte del Tarocco Bolognese. Di solito è scelto come gioco rapido, per destinare chi " paga la bevuta" fra due giocatori. Si gioca con dieci carte, senza la scartata. Chi vince le carte stabilisce a quanti punti si va: darset, ventzenqv, tranton (diciassette, venticinque, trentuno,...). Vince chi li raggiunge per primo e si chiama fuori (ciamères fora) anche senza esaurire le carte.

Ander a dur = E' una voce del gioco della Mattazza (v). Andare a duro significa giocare i Trionfi migliori.

Ander in campagna = Andare in campagna. Anche questa è voce del gioco della Mattazza e significa giocare una carta qualsiasi, di scarso impegno, né Re né Trionfo.

Ander so = Andare su. E' voce del Terziglio (v). E' la facoltà del primo giocatore dopo il mazziere di far sue le carte del mazzetto rimasto in tavola e disporsi a giocare da solo contro gli altri due.

Arbof (o arbòfa) = Difficilmente traducibile nel signi-ficato che assume nel linguaggio dialettale bolognese. Si dice in molte circostanze. Nel gioco di cui ci occupiamo si è usi dirlo quando un giocatore consegue un risultato opposto a quello teoricamente ipotizzabile. E' il caso del giocatore che ha scartato e fa meno punti dell'avversario (fer la scartè a l'arbòfa). Si dice anche " a cul indrì " (a culo indietro), ossia nell'atto di retrocedere.

Arfider = Rifiutare. Non avere da rispondere al gioco che è stato impostato dal giocatore che ha la mano.

Armisder = Rimescolare. Mischiare - Tagliare le carte. E' funzione che spetta al mazziere di turno (scartatore).

Arspànder = Rispondere al gioco di seme o di Trionfo, impostato dal giocatore che ha la mano.

Busser = Bussare. E' un gesto comunicativo che può assumere significati variabili, in ragione di quel che suggerisce in quel momento la logica del gioco. Spetta al compagno saperlo interpretare. Può bussare solo il giocatore che ha la mano. Non si bussa su una carta di seme se il Re non è ancora stato giocato.

Ciamer a nòmer = Chiamare a numero. E' un invito che un giocatore può fare al compagno bussando o strisciando un Trionfo, oppure facendo intendere in altro modo - comunque in silenzio e senza altri segni - che ritiene opportuno giocare nùmero. Lo stesso come dire "ciamer a tarianf ".

" Con tott du " = " Con tutti e due ". E' un modo di dire molto in uso da parte di chi accusa dei punti con l'ausilio di tutti e due i contatori.

Crùvers al Mat = Coprirsi il Matto. E' l'atto di giocare il Matto mostrandolo e riponendolo nel proprio mazzo.

" Cunter col dida " = " Contare con le dita ". E' un modo di dire quando si va alla conta senza essere in possesso di un contatore.

Der a un Ra = Dare a un Re. E' lo scopo minimo che si propone lo scartatore. " Dare " assume il significato di insidiare un Re, di giocare Trionfo sulle carte di un seme nell'intento di prendere il Re. Naturalmente, se le carte lo consentono, si può " dare " a più di un Re.

Der a un Ra d'pianta = Dare a un Re dall'origine. In genere è voce dello scartatore quando non ha nemmeno una carta di un dato seme, e non di rado questa circostanza gli consente di dare a un Re.

Der a un Ra za d'man = Dare a un Re giù di mano. Sottintende quando si dà a un Re senza avere la mano da scartatore.

Der a la secanda = Dare alla seconda. Si dice quando un giocatore cala un Trionfo su un seme ch'era già stato giocato una prima volta e sul quale nessuno aveva " dato" . Accade spesso che " alla seconda " vi diano in due.

Eser a pi = Essere a piedi. Così si dice quando un giocatore ha esauriti i trionfi.

Eser curt - èser long = Essere "corti " - Essere "lunghi". Si dice quando si sono avuti pochi Trionfi (curt) o molti Trionfi (long). Avere avuti, perché sono condizioni che non si possono rivelare, ma solo constatare in corso di gioco o a gioco concluso.

" Fata! " = "Fatta ! ". Così, di solito, dice lo scartatore quando, effettuata la scartata, dà il via al gioco.

Fer al pagadàur = Fare il pagatore. Voce del gioco della Mattazza (v), intesa a stabilire che " prima si fa il pagatore poi si tiene duro" (v).

Fer ed so = Fare di suo. Voce del Terziglio, più propriamente usata verso il giocatore che decide di "fare da solo" senza valersi delle carte del mazzetto (v). Sostanzialmente vuol dire "fare con le sue".

Fères del chert boni = Farsi delle carte buone. Voce del gioco della Mattazza, rivolto a chi ha la mano affinchè giochi carte buone, nel'intento di far sì che qualcuno non prenda e quindi paghi (v).

Fères i miur = Farsi i migliori. Altra voce del gioco della Mattazza, rivolto a chi ha la mano affinchè giochi i Trionfi migliori e gli altri lo seguano.

Fer la passè = Fare la passata. Così si dice quando un giocatore, in possesso del Re del seme in gioco, non lo cala. Varie possono essere le ragioni di tale comportamento che, in ogni caso, va adottato con molta cautela.

Fer la scartè = Fare la scartata. E' l'operazione che spetta al mazziere (scartatore) e consiste nel coprire due carte che non entreranno più nel gioco ma solo nel punteggio.

Fer la scartè zopa = Fare la scartata zoppa, o zoppicante. Si dice così quando lo scartatore rivelerà di avere riposto nello scarto due carte di seme diverso. Scartè zopa e scartè busa (scartata buca) si usa dire anche quando non si è stati in grado di fare la scartata a un Re.


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Nel linguaggio dialettale bolognese usato nei giochi con le Carte dei Tarocchi, molto spesso i verbi, in particolare Dare (Der), Essere (Eser), Fare (Fer), sono usati in assenza dell'oggetto su cui si esercita l'azione.

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Magner al Béghet, o un Ra = Mangiare il Begatto, o mangiare un Re. Modi di dire usati quando si dà la caccia con successo al Begatto o a un Re.

Magnères al Béghet o un Ra = Mangiarsi il Begatto o un Re. Così si dice a mo' di reprimenda a chi perde il Begatto o un Re che, giocando diversamente, poteva essere salvato.

Magner al Mat, magner la scartè = Mangiare il Matto, mangiare la scartata. Modo di dire quando si dà " cappotto " agli avversari, ovvero si prendono tutte le carte, per cui chi subisce la disfatta se ha potuto solo "coprirsi il Matto" lo deve consegnare ai vincitori. Se poi i soccombenti avevano anche la scartata, debbono consegnare pure quella.

Mataza = Mattazza. Che si può tradurre in Mattacchiona: gioco individuale che si può giocare con quattro, cinque ed anche sei partecipanti. Gioco allegro e, appunto, mattacchione, che si fa per destinare chi pagherà la bevuta della compagnia. La regola di base prevede che paga chi non prende; se prendono tutti paga chi ha fatto più punti. Si gioca con dieci carte; le alleanze si formano in corso di gioco. Entro certe regole è il solo gioco con le carte dei Tarocchi in cui si può parlare.

Milan = Propriamente significa fare un gioco ai Mille punti, talvolta detto in italo-bolognese Milone.

Mor maza mor = Moretto ammazza moretto. Si dice nella circostanza in cui un Moretto vince sul Moretto dell'avversario.

Murett tott nìgher = Moretti tutti neri. Frase tipica di chi accusa tre o quattro moretti senza possedere il contatore. Tott nìgher sta appunto a significare che non sono sostenuti né dal Begatto né dal Matto, nel qual caso non possono essere meno di tre.

Otzant = Ottocento. E' il punteggio classico del "Tarocco Bolognese" giocato in quattro.

Pérder al Béghet = Perdere il Begatto. E' una circostanza negativa che può derivare dalla superiorità indiscutibile delle carte degli avversari, ma talvolta può essere conseguenza di un caso fortùito o anche di errore.

Pérder la scartè = Perdere la scartata. Più ancora che commentare l'assegnazione agli avversari della prima scartata, così si dice quando si ha la mano della scartata ma gli avversari hanno già vinta virtualmente la partita, per cui la scartata non servirà a niente ed è come perderla.

" Purter a ca' i ragazzù " = Portare a casa i bambini (da scuola). Frase arguta usata quando un giocatore che dispone dell'Angelo lo gioca per farsi dare il Begatto dal compagno e metterlo così al sicuro.

Quàter scartè (al) = Alle quattro scartate. Di solito è il procedimento usato nelle gare o anche per svolgere un incontro amichevole rapido. Al posto di un determinato punteggio da conseguire (ottocento, mille) si stabilisce che vince la coppia che avrà più punti al termine di quattro scartate, una per ogni giocatore.

Ràmper (o scavzer) la Granda = Rompere la Grande. Fare in modo di prendere dei Trionfi che consentano di interrompere la sequenza dei numeri più in alto possibile.

Salver al Béghet = Salvare il Begatto. E' un esito molto importante, come si è già visto.

Scarter - Scartadàur = Scartare. E' l'operazione riservata al mazziere per cui è detto abitualmente lo Scartatore.

Scartè scvérta = Scartata scoperta. E' la constatazione; indubbia, su quale seme il mazziere abbia scartato, talchè il compagno e gli avversari si regoleranno di conseguenza.

Scrùver la scartè = Scoprire la scartata. Può significare che lo scartatore, attraverso le carte giocate e le carte accusate, mette in evidenza su quale seme ha fatto la scartata inducendo così il compagno a giocare quel seme. Talvolta, se la rivelazione è troppo ostentata, può nascondere un inganno.

Stariunfer = Strionfare. Tradotta in verbo improprio è la condotta di gioco rivolta a far sì che gli avversari restino senza Trionfi. Le finalità possono essere di due specie: conquistare tutti i Trionfi per conteggiare molti punti di "Grande", o liberarsi dall'insidia dei numeri degli avversari per salvare delle figure di seme.

Stariunfères = Strionfarsi. Così si dice quando un giocatore ha interesse ad esaurire i propri Trionfi per poter dare delle figure importanti sui Trionfi del compagno.

Terzelli = Terziglio. E' un gioco cosiddetto perché si gioca in tre con le stesse norme generali di tutti gli altri giochi del "Tarocco bolognese". Il Terziglio è un gioco che ha senso se c'è un interesse; si svolge con gli stessi criteri del "Massino" giocato con le carte e le regole del Tressette. Si gioca con diciotto carte e se ne mettono in scarto otto; chi scarta gioca da solo contro gli altri due.

Travalgher = Travalicare. E' una voce del gioco della Mattazza (v) con cui si invita chi ha la mano a giocare carta di seme non impegnativa.

Vgnir fora a nòmer = Venire fuori a numero. Così si dice quando chi inizia il gioco, o ha la mano, striscia o bussa su un trionfo.

Vuler = Volare. E' un gesto comunicativo teso ad indicare che non si hanno più carte di quel tipo, seme o trionfo che sia. Il segno lo può fare solo il giocatore di mano. non si vola una carta di seme se il Re non è stato ancora giocato. Talvolta si ricorre al "volo" di una carta in modo ingannevole.

Zantzinquanta = Centocinquanta. Così è detto un gioco "a due" che si svolge ai cntocinquanta punti.

Zarcher la scartè = Cercare la scartata. E' il compito che deve svolgere il compagno dello scartatore se le sue carte non consigliano di puntare sul gioco dei numeri, nel qual caso si dice "smincer", utilizzando un verbo di origine incerta che nel linguaggio bolognese vuol dire "darci dentro", "andare forte" e simili.