Oggi, con l'inaugurazione dell'Accademia del Tarocchino Bolognese, accade un avvenimento della più grande importanza nella storia del celebre gioco dei tarocchi. Mi congratulo sinceramente con il dottor Zorli e con tutti gli altri fondatori di quest'Accademia per la loro iniziativa. Auguro all'Accademia il successo perfetto e una vita lunga. Vengo spesso a Bologna; spererò ogni volta di trovare l'Accademia ancora in una condizione fiorente.
Nel mio parere, Bologna era uno dei tre centri originari dei tarocchi; gli altri due erano Milano e Ferrara. I primi riferimenti documentarii ai tarocchi vengono da questi tre centri: da Ferrara nel 1442, da Milano nel 1450 e da Bologna nel 1459. Similmente: fogli non tagliati di tarocchi stampati da legno sopravissuti dal Quattrocento vengono da Milano, da Ferrara, da Bologna e da Firenze: i disegni di quelli bolognesi rassomigliano molto ai disegni delle carte odierne. Inoltre, ci sono tre tipi diversi dell'ordine dei trionfi. Nell'ordine bolognese, l'Angelo è il trionfo più alto, seguito dal Mondo; per di più, le tre Virtù _ la Fortezza, la Giustizia e la Temperanza _ occupano posti successivi e abbastanza bassi. In antitesi, il Mondo è il trionfo più alto nell'ordine milanese, seguito dall'Angelo, e i posti delle tre virtù non sono successivi.
Nell'ordine ferrarese, l'Angelo non è il trionfo supremo nemmeno il trionfo prossimo. Come nell'ordine milanese, il Mondo è il trionfo supremo, ma è seguito dalla Giustizia; l'Angelo segue la Giustizia. Naturalmente i posti delle tre Virtù non sono successivi. L'ordine originario fiorentino era quasi lo stesso che quello bolognese; l'unica divergenza importante è che, nell'ordine fiorentino, le tre Virtù sono immediatamente superiori all'Amore, mentre nell'ordine bolognese sono superiori al Carro, che è superiore all'Amore. Inferisco che il gioco dei tarocchi fu trasmesso da Bologna a Firenze, pochi anni prima del 1450.
E' evidente che questi ordini diversi dovrebbero risalire alla prima introduzione del gioco nelle tre città. Un cambiamento dell'ordine dei trionfi, una volta stabilito, cagionerebbe confusione fra i giocatori. A Bologna il gioco esigeva particolarmente un ordine fisso, perché bisognava che i giocatori l'imparassero a memoria. Dai primi decenni del Cinquecento, in tutti gli altri luoghi, Milano, Ferrara, Firenze, reggevano numeri per indicare i loro ranghi; ma a Bologna tali numeri non furono introdotti prima della seconda metà del Settecento. Prima di questo secolo, il giocare alle carte è stato sempre un fenomeno locale; perciò non importava che i trionfi avevano un ordine diverso in un'altra città o regione.
Ovviamente, il gioco dei tarocchi veniva giocato a Bologna, come dappertutto, con il mazzo completo di 78 carte. Non sappiamo quando la versione con solo 62 carte _ il Tarocchino _ fu introdotta; congetturo nel mezzo Cinquecento. Presumibilmente c'è stato un periodo durante il quale si giocava nelle due versioni _ quella con 78 carte e quella con 62; fu per questa ragione che la parola <tarocchino> venne adottata, per distinguere la nuova versione con 62 carte dalla versione antica con 78. Esattamente la stessa cosa è successa in Sicilia. Là nel primo Settecento una nuova versione del gioco siciliano dei tarocchi fu inventata con sole 63 carte. Mentre la versione tradizionale con 78 carte era ancora giocata, la nuova versione con il mazzo ridotto si chiamava <tarocchini>. Quando ognuno aveva dimenticato la vecchia forma del gioco e la vecchia forma del mazzo, non si usava più la parola <tarocchini>, ma solo <tarocchi>.
Non esiste una descrizione del gioco del Tarocchino prima della sostituzione nel primo Settecento delle Fantesche femminili nei semi di Coppe e Denari con Fanti maschili. Neppure esiste una tale descrizione prima della sostituzione nel 1725 dei cosiddetti 'quattro Papi' (cioè il Papa, la Papessa, l'Imperatore e l'Imperatrice) con i quattro Mori su ordine del Legato papale. Prima di questa sostituzione, i quattro Papi erano usati nel gioco nella stessa maniera che i quattro Mori oggi: erano tutti e quattro dell'uguale rango. La prima descrizione del gioco bolognese è contenuta nel libro Il Giuoco Pratico del 1753; ma nell'anno successivo è apparsa la descrizione dettagliata di Carlo Pisarri , Istruzioni necessarie per chi volesse imparare il dilettevole gioco dei Tarocchini. Il Pisarri descrive parecchi giochi con i tarocchi bolognesi, di cui il gioco principale è la Partita, per quattro giocatori. C'è anche una versione semplificata della Partita, chiamata la Partitaccia. La Partitaccia rassomiglia strettamente al moderno Ottocento: la divergenza più importante è che, in tutti i giochi descritti dal Pisarri, le carte erano contate alla fine del gioco a quattro a quattro, non come oggi a due a due. La Partita stessa era più complessa che l'Ottocento, ma solo riguardo al punteggio.
La somiglianza fra il gioco settecentesco della Partita e il gioco attuale dell'Ottocento dimostra il gran conservatorismo dei giocatori di carte bolognesi. Il Pisarri dichiara di possedere un manoscritto <molto antico> che descrive il gioco antico della Partita, e nota tutte le divergenze fra le regole di questo gioco antico e quelle del gioco del suo tempo. Presumo che il manoscritto provenisse dal Seicento; ma le divergenze nelle regole sono molto magre. E' una prova che il gioco dell'Ottocento ha essenzialmente una storia di almeno tre secoli, probabilmente di più. Infatti non sarei sorpreso da una scoperta che il gioco bolognese di tarocchi con 78 carte fosse una forma primordiale dell'Ottocento.
Lo stesso non vale per il gioco di Terziglio, che non fu menzionato dal Pisarri. Questo gioco è un adattamento ai tarocchi bolognesi del principio della licitazione, introdotta in molti giochi di tarocchi in altri paesi come l'Austria e la Francia. E' praticato particolarmente nel comune di Monzuno, e, nel mio parere, è una variante molto divertente.
n molti luoghi la versione locale del gioco di tarocchi è stata dimenticata durante questo secolo. In antitesi, i giocatori bolognesi hanno conservato la loro forma particolare del gioco dal Quattrocento fino al presente. La fondazione dell'Accademia del Tarocchino Bolognese ci assicura che questo gioco nobile sopravviverà molti anni, molti decenni, e spero molti secoli, di più. I suoi fondatori hanno fatto una grande opera per la conservazione della cultura bolognese.
Bologna, 19 ottobre 1997