Michele Techeli

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Li trionfi de' Tarocchini sopra il Techeli

dell'Imperatore

Angel d'inferno sei, Michel, che al Mondo Tentasti d'Austria il Sol vendere nero, tu la Luna Ottomana, astro che immondo,

Suscitasti fellon contro l'Impero.

Stella d'onor della Saetta il pondo,

Qual Demonio infernal scoccasti invero,

con influsso di Morte il brando a tondo

girasti Traditor, Vecchio7 severo,

La Ruota alla Fortuna arpia superba

con la Forza inchiodar speravi affatto,

di te Giusta vendetta il Dio ti serba.

Tempra l'ardir, trattien il Carro, e ratto

Lascia d'Amor d'Imper8 la voglia acerba,

Né il Papa9 tiene qual Bagattin, o Matto.

Ecco bel bella la scala dei trionfi. Questo sonetto serviva forse a mandare a memoria la successione della Scala Grande? Non credo. I bolognesi giocavano a tarocchi già da duecento anni, quell'ordine lo conoscevano fin dall'infanzia. Questo sonetto mi sembra piuttosto un esercizio letterario, una delizia di penna.

Più tardivo è un altro sonetto i dialetto bolognese, anch'esso trovato da Franco Pratesi, che si riferisce alla guerra dei Sette Anni tra Federico il Grande di Prussia contro francesi e russi, probabilmente riferito alla battaglia di Rosbach del 1757:

Per far una Partita a Taruchein

I Tudesc, i francis e i moscheuveita

contra al re di Prussia is messen un dì a Taulein

con el penser d'cavari un'acqua veta.

Lu, ch stem i Zugadur poch manch dun sin

al stos per far lu el cart lo so man dritta

e scartand a quel Ré, ch'ier a qui vsin

al fé un'arfidadur a10 ch'en stà scritta.

Il ha la presunzion d'andar innanz

e d'psaer apportar un marz11 a tutt al mond

a forza d'sti prussian belli eleganz.

Mo cazan a sminchionarn12 da capp a fond

Sgnaur aleà, en abbada' al sou zoaz

quotevi in tutt egli occh, e lassai però al tond13.