'C'è un'affinità fra i disegni di molti, anche se non tutti, i tarocchi 'Carlo VI' e i trionfi bolognesi. Nel mazzo 'Carlo VI', la Fortezza è rappresentata accanto non a un leone, come sulle carte milanesi, ma a una colonna spezzata, e in questa forma essa compare anche in tutti i mazzi bolognesi e toscani. Sia nel mazzo 'Carlo VI' che nei tarocchi bolognesi, incluso il foglio Rothschild, la Luna presenta due figure che indicano il pianeta e reggono compassi e squadre; l'uomo con il compasso compare anche sulla corrispondente carta dei tarocchi d'Este, seppure senza l'altra figura. Sia nel mazzo 'Carlo VI' che nei tarocchi bolognesi, incluso il foglio Beaux Arts, il Sole raffigura sotto il pianeta una donna che fila la lana con la rocca. In entrambi i casi, il Mondo è rappresentato da una figura femminile ritta su un globo, come pure nel gruppo di Catania. C'è una certa somiglianza fra l'edificio in rovina, con la parte superiore in fiamme, che compare nella Torre 'Carlo VI', e le versioni bolognesi, anche se quella bolognese ritrae due figure al suolo che mancano dalla carta 'Carlo VI'. L'immagine dell'Impiccato nei tarocchi 'Carlo VI' è più simile a quella sul foglio Beaux Arts che alla versione nei mazzi bolognesi successivi, in quanto in entrambe il Traditore regge una borsa di soldi in ciascuna mano; queste borse mancano dalle carte bolognesi più tarde, anche se sono conservate in quelle fiorentine. Altre carte bolognesi, tuttavia, inclusi l'Eremita, la Morte e l'Angelo, sono notevolmente diverse da quelle dei tarocchi 'Carlo VI'.
Con la possibile eccezione del mazzo già in possesso di Leopoldo Cicognara, ci è pervenuta una sola carta bolognese del Cinquecento. Si tratta di una versione del Diavolo, non numerata, con sul dorso il nome del fabbricante, M. Agnolo Hebreo; è conservata al British Museum. Sebbene l'esecuzione sia più rozza, il disegno è molto simile a quello della carta sul foglio Rothschild. Se non avessimo il foglio Rothschild, sarebbe impossibile identificare come bolognese la carta Hebreo; così invece, non possono esserci dubbi. Nel modo italiano consueto dal XVI al XVIII secolo, il dorso ha un bordo punteggiato da piegare sulla faccia della carta. Il disegno del dorso raffigura un uomo che illustra il motto <CHA PERSE SE GRATA EL CULLO> scritto su di un rotolo. Ci sono pervenuti parecchi gruppi di carte da tarocchi bolognesi standard del XVII secolo; uno, che forma un mazzo di sessantadue carte quasi completo, è alla Bibliothèque Nationale di Parigi. I quattro Papi, seppure non distinti nel gioco, sono chiaramente distinti nel disegno come Papale o Imperiale, maschio o femmina. La fortissima somiglianza fra i dodici trionfi dei fogli Rothschild/Beaux Arts e queste carte seicentesche, con l'eccezione del Diavolo, è già stata rilevata; si può, molto approssimativamente, collocare il cambiamento di disegno di quest'ultima carta intorno al 1600. Poiché i disegni bolognesi erano estremamente conservatori, deve esserci stata una ragione ben precisa per il cambiamento; è difficile stabilire quale. Colpisce altresì la somiglianza fra queste carte seicentesche e quelle di oggi, tenendo conto del fatto che le moderne sono a due teste. Le eccezioni sono i Papi e i Fanti di Coppe e di Denari. Nei mazzi di tarocchi o normali seicenteschi, le figure più basse di questi due semi sono femminili e sono chiamate Fantesche. Poiché non abbiamo esempi delle carte dei semi pre-seicentesche derivanti dal modello standard bolognese, non possiamo determinare con certezza quanto sia antica questa pratica. Tuttavia, troviamo una pratica estremamente analoga nei mazzi di tarocchi e di Germini fiorentini a partire dalla fine del XV secolo in poi. E' molto probabile che il gioco dei tarocchi sia giunto a Firenze da Bologna; è perciò anche probabile che la differenza di sesso fra le figure più basse di Coppe e Denari da una parte e di Spade e Bastoni dall'altra fosse una delle caratteristiche del modello standard bolognese sia per i tarocchi che per i mazzi normali prima ancora della fine del XV secolo.
Un famoso Tarocchino bolognese non standard di sessantadue carte fu inciso su rame dal ben noto incisore Giuseppe Maria Mitelli fra il 1663 e il 1669 per la famiglia Bentivoglio. Si conoscono esemplari colorati di questo mazzo, per esempio, presso il Museo della U.S. Playing-Card Company di Cincinnati; è stato anche pubblicato un volume di tali incisioni. L'edizione del libro attesta che l'ordine dei trionfi suddetto era rispettato a quel tempo, poiché essi sono disposti in quell'ordine. Attesta anche la pratica di trattare i Papi come aventi lo stesso valore, poiché Mitelli rimpiazzò la Papessa con un secondo Papa, diverso dall'altro nel disegno, ma non distinguibile in base al soggetto della carta
I disegni di Mitelli sono del tutto non standard e non hanno avuto alcuna influenza sull'evoluzione del modello standard, anche se esiste una certa somiglianza fra il seme di Spade di Mitelli e quello del mazzo cinquecentesco nella collezione Leber di Rouen.