Il mazzo ridotto

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A Bologna, la riduzione del mazzo è stata un passo importante nella creazione del gioco del Tarocchino. Coi quattro semi completi di dieci cartine numerate e quattro figure ciascuno, la cattura del Re era pressoché impossibile. Sottraendo il Due, il Tre, il Quattro e il Cinque di ogni seme, si è tolto mediamente un giro franco pert seme, esponendo le figure ad un taglio più rapido.

Il processo di accumulazione delle varianti tipiche del Tarocchino non si è completato in un giorno. Per un periodo si è giocato sia la partita classica col mazzo intero, sia la partita accelerata col mazzo senza le sedici scartine. Un po' come nelle varianti di scopa, ad esempio lo sbarazzino bolognese, dove la meccanica del gioco resta quella della scopa, ma vengono accentuati la parte spettacolare (le scope) e il punteggio (con le scope e le accuse), finché i 4 o 5 punti di mazzo diventarono secondari.

Qualcosa del genere è successo coi tarocchi. Il trasferimento del computo degli honori anche all'incasso di fine mano ha costretto i giocatori ad una valutazione nuova delle figure da incassare: il loro potenziale valore di combinazione, sia trasversale (tre o più figure omologhe, come tre Re, tre Cavalli, tre Tarocchi, dette cricche o pariglie), che orizzontale (Re o Angelo e due o più figure dello stesso seme, dette sequenze). Inoltre l'invenzione di una regola per la quale il possesso di tre o più cricche (il cosiddetto criccone), o tre e più sequenze (fare sequenza tout court), fanno raddoppiare il relativo punteggio, ha vieppiù accentuata l'importanza delle combinazioni a scapito del sempre meno rilevante punteggio di mazzo.

A questo gioco più speculativo vennero progressivamente aggiunte delle varianti orientate alla crescita della possibilità di incassare combinazioni di sequenze. Ciò avvenne in due modi: con l'inserimento di nuove combinazioni4 e con l'invenzione, probabilmente originale bolognese, della funzione dei Contatori5.

Il Tarocchino bolognese così come lo conosciamo oggi si deve essere perfezionato nella prima metà del Seicento. I punteggi di cricca e sequenza in uso alla fine del Seicento sono computati in modo identico, ancora oggi6. L'articolato computo di punteggio è stato perfettamente trasmesso da una generazione all'altra per trecentocinquanta anni!

Ecco il colpo di bacchetta: le figure, i contatori, i trionfi, assunsero ad ogni mano un valore diverso, a secondo del tipo di combinazioni incassabili dai due partiti. Quindi ad ogni mano si recita, come dicevo, a soggetto. Un Fante vale due punti, ma se è quello che timanca per fare, che so, criccone o sequenza o tutti e due, ne vale da quaranta-sessanta a centocinquanta-duecento. Quel fante diventa la carta più importante, l'oggetto del contendere, l'anima del gioco. In certe mani carte secondarie diventano essenziali, ed il loro valore viene anche cinquantuplicato dagli eventi.

La brillantezza del nuovo gioco sollevò grandi entusiasmi in tutta la legazione di Bologna, soppiantando il più lento gioco classico.