L’Accademia del Tarocchino bolognese è un’associazione di volontariato culturale nata per testimoniare e rafforzare la tradizione del gioco dei tarocchini. L’Accademia vuole mettere a contatto l’aspetto storicizzato (bibliografia, figurazione, gergo, ecc.) e il gioco che vive (i giocatori e gli habitat del gioco). L’Accademia si propone come un punto d’incontro di cultura e un mezzo di comunicazione tra tutti coloro che, con il rito del gioco, vogliono perpetuare questa tradizione. Vedere il Tarocchino non solo come gioco, ma anche come simbolo, è la caratteristica statutaria dell’associazione che permette la connessione con le associazioni nate per tutelare la tradizione e con tutte le associazioni del tempo libero che ricercano dei contenuti aggreganti di qualità. La promozione di una scuola per l’apprendimento, l’organizzazione di tornei, l’incontro con altre associazioni, l’impegno di due personaggi come il professor sir Michael Dummett e Francesco Guccini (presidente onorario), la pubblicazione di articoli su quotidiani e riviste, sono stati i primi passi della nostra ancor giovane associazione. L’Accademia è iscritta all’albo delle associazioni di rilevante importanza culturale patrocinate dal Comune e dalla Provincia di Bologna.
Degli antichi giochi dei Tarocchi un tempo diffusi in tutta Europa, il Tarocchino bolognese è l'unico che ancora vive e viene giocato da oltre cinquecento anni, conservando strutture e regole pressoché invariate. Il re dei giochi, come lo chiamavano nel Seicento, pur avendo in passato ottenuto fama anche oltre Italia, è rimasto esclusivo di Bologna e della sua provincia: chi lo conosce, lo preferisce a qualsiasi altro. Sulle sue origini si è molto discusso, ma l'ipotesi più accreditata è quella che lo fa derivare dalle naibi, carte note in Italia nel XIV secolo e utilizzate per un gioco a fini didattici. La sua stagione di maggior celebrità è stata nel Rinascimento quando veniva praticato nelle principali corti europee. Il mazzo del Tarocchino bolognese è composto da 62 carte suddivise in cinque pali o semi: coppe, denari, spade, bastoni e trionfi. E' un gioco di risposta al seme, simile al Tressette, al Marafone romagnolo, ai Trionfi ferraresi e al Bridge, ma a differenza di questi ultimi utilizza il quinto seme, cioè i trionfi, per tagliare quando non si ha da rispondere al seme giocato. Ottocento, Mattazza, Millone, Terziglio e Centociquanta sono i cinque giochi più diffusi con le carte lunghe. Per le sue quasi infinite combinazioni il Tarocchino si tramanda solo verbalmente. Perdere o conquistare una carta può stravolgere il risultato finale. Coprirsi il Matto, salvare il Bégato, rompere Criccone, strisciar trionfi, far Sequenza e scavezzare la Grande, sono le frasi ricorrenti quando si pratica il Tarocchino. Ora i luoghi dove si gioca a carte lughe sono rimasti pochi. Spesso è difficile organizzare un tavolo per mancanza di giocatori. La tradizione però sopravvive in alcuni bar, centri anziani e circoli aziendali.