Bindo da Prato

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Bindo da Prato l'8 agosto 1459 denunciò a Bologna un furto compiuto ai suoi danni dal barbiere Floriano. La perquisizione in casa del barbiere portò al rinvenimento anche di unum per cartarum a Trumphis, un mazzo di tarocchi.

Roberto Blanchelli da Rimini stipulò nel 1477 un contratto con il maestro Pietro Bonozzi. Bonozzi era il fabbricante e fornitore ufficiale di carte da gioco del governo bolognese. Il figlio di Bonozzi s'impegnava a fabbricare per diciotto mesi in esclusiva per Blanchelli carte e trionfi su carta fornita dal committente.

In campagna si diffondeva il gioco: la rissa tra Andrea Grossi e un tale soprannominato Bel Mangione, mentre giocavano a tarocchi in casa Manzoli a villa di San Martino, è del 1480.

Queste vicende di gente comune ci dicono come nella seconda metà del Quattrocento a Bologna i trionfi fossero già popolari. La Bologna di allora era gremita di studenti da tutta Europa. Forse l'Alma Mater è stata una responsabile del nuovo gioco e del suo mazzo.

E' possibile che il gioco dei tarocchi fosse allora un semplice tressette briscolato, dove a fine mano i giocatori computavano i punti delle figure incassate. Abbiamo notizie ferraresi di honori, cioè di accuse di combinazioni di carte. Queste accuse erano premiate con punteggi elevati, se non con vincite dirette in denaro. Sappiamo anche che nel Cinquecento riduzioni di mazzo erano praticate un po' in tutta Italia.

Sappiamo che tali honori premiavano combinazioni trasversali (tre Re) ed orizzontali (Re più due figure dello stesso seme). E' verosimile che gli honori cinquecenteschi prevedessero la regola che il possesso di tre o più combinazioni raddoppiasse il già sostanzioso punteggio.